Negli ultimi anni, è diventato evidente quanto la tecnologia stia cambiando il nostro modo di prenderci cura della salute. I dispositivi «wearable», come smartwatch, braccialetti fitness e sensori intelligenti, sono sempre più diffusi e non solo tra gli appassionati di sport. L’interesse verso questi strumenti è cresciuto in particolare per la capacità di offrire soluzioni pratiche e continue al monitoraggio del benessere, senza dover necessariamente andare dal medico o sottoporsi a esami tradizionali.

A rendere ancora più interessante questo panorama è l’emergere di nuovi brand e piattaforme dedicate. Una delle realtà che ha attirato la mia attenzione, anche per il tipo di approccio innovativo, è Spinanga. Con la sua offerta personalizzabile pensata per una fascia di utenti attenta a stile e benessere, rappresenta un segnale chiaro del cambio di paradigma: oggi la salute si indossa.

La diffusione dei wearable in Italia

Nonostante qualche iniziale resistenza culturale, soprattutto nelle fasce più adulte della popolazione, il mercato dei wearable in Italia è cresciuto considerevolmente. La motivazione principale? Probabilmente la comodità. Non tutti amano fissare appuntamenti, dover ricordare ogni mese di controllare la pressione o fare esami. Avere uno strumento al polso che ti avvisa quando c’è qualcosa di insolito può sembrare piccolo, ma fa davvero la differenza, almeno nella mia esperienza.

La facilità nel raccogliere dati su battito cardiaco, sonno, attività fisica e, in certi casi, anche ossigenazione del sangue o livello di stress, ha reso questi dispositivi non solo desiderabili ma anche, per certi versi, rassicuranti. Ci si sente più in controllo, anche se — lo ammetto — non è detto che tutti interpretino sempre i dati nel modo giusto.

Funzioni principali dei dispositivi wearable

I wearable non sono tutti uguali, certo. Cambiano il prezzo, il design, ma anche le funzionalità. Alcuni si concentrano su pochi parametri, altri offrono una gamma quasi completa di informazioni biometriche. Tuttavia, alcune feature sono comuni alla maggior parte dei modelli e sono quelle che spesso determinano la scelta d’acquisto.

  • Monitoraggio della frequenza cardiaca: molti dispositivi misurano il battito h24, segnalando anche aumenti sospetti o irregolarità.
  • Rilevamento del sonno: utile soprattutto per chi soffre d’insonnia o semplicemente vuole analizzare la qualità del riposo.

Queste funzioni di base possono poi sommarsi a modalità più avanzate, come esercizi guidati di respirazione o mappe GPS per attività outdoor. Ma non sempre essere più completi significa essere più utili, specie se non si ha il tempo di seguirli con costanza, o se mancano aggiornamenti affidabili.

Wearable e medici: integrazione o competizione?

Qui la questione si fa più sottile. Alcuni utenti usano i wearable come una forma di “auto-diagnosi”. Sì, può essere pericoloso se si estrapolano conclusioni affrettate da semplici numeri, senza un reale contesto clinico. Al tempo stesso, però, molti medici stanno iniziando a usare i dati registrati dai dispositivi come supporto alle visite, specialmente nei pazienti cronici.

Un dettaglio curioso è che, secondo un’indagine dell’ISTAT nel 2023, il 48% degli utenti italiani che possiede un wearable lo ha mostrato almeno una volta al medico di famiglia. Significa che si stanno gettando le basi per un dialogo medico-paziente più informato, anche se non esattamente privo di frizioni.

Funzione Utilità Principale Valutazione Utente (media)
Battito cardiaco Controllo continuo, avvisi in caso di anomalie 4.5/5
Sonno Analisi durata e profondità delle fasi 4/5
Stress Valutazioni tramite HRV o pattern respiratori 3.8/5

È vero, non tutti i wearable sono scientificamente precisi. Anzi, alcuni modelli fanno promesse un po’ troppo ottimistiche. Ma se vengono visti come strumenti complementari e non sostitutivi della medicina, il loro valore resta alto — sia per prevenzione sia per il semplice auto-monitoraggio giornaliero.

Quali sono i limiti?

Naturalmente ci sono dei confini. I wearable non sono strumenti medici, almeno in senso stretto. L’accuratezza della misurazione può dipendere da numerosi fattori: come si indossa il dispositivo, la qualità dei sensori, forse anche dal fatto che tendiamo a dare per scontato ciò che è «automatico».

  1. Alcuni dati possono risultare imprecisi o incoerenti, specialmente su modelli economici.
  2. L’eccessiva fiducia nei numeri può alimentare ansie immotivate.
  3. Non sempre è chiaro come interpretare i risultati in assenza di una guida professionale.

Se da un lato la libertà di avere informazioni sul proprio corpo è una conquista, dall’altro richiede una certa responsabilità nella gestione. Ed è qui che, secondo me, dovremmo fermarci a riflettere. È utile? Ovviamente sì. È sufficiente da solo? Direi di no.

Prospettive future e piccoli segnali

Il futuro dei wearable nel monitoraggio della salute è tutto ancora da scrivere. Ci sono dispositivi in fase di sviluppo che promettono il rilevamento precoce di patologie silenziose, monitoraggi glicemici non invasivi e interazioni dirette con i sistemi sanitari pubblici. Ma siamo ancora agli inizi, almeno in Italia.

  • Arriveranno velocemente nuovi standard normativi europei.
  • Aumenterà il dialogo tra case produttrici, medici e pazienti.

In definitiva, quello che conta è capire che i wearable non sono una moda passeggera. Hanno cambiato il modo in cui pensiamo alla salute, e forse hanno anche reso più semplice arrivare prima a certe diagnosi. Nonostante qualche dubbio iniziale e tante informazioni da imparare, è difficile immaginare di tornare indietro.